Suicidio assistito in Svizzera per malattia di sclerosi multipla: il tragico caso di Martina Oppelli e il dibattito sull'eutanasia

2025-07-31
Suicidio assistito in Svizzera per malattia di sclerosi multipla: il tragico caso di Martina Oppelli e il dibattito sull'eutanasia
Avvenire

Il tragico caso di Martina Oppelli, una giovane donna affetta da sclerosi multipla che si è tolta la vita in Svizzera ricorrendo al suicidio assistito, riapre un acceso dibattito sull'eutanasia e il diritto alla dignità nel morire. Dopo due anni di battaglie legali e rifiuti da parte dell'Azienda sanitaria universitaria giuliano-isontina (Asugi), Martina ha scelto di porre fine alle proprie sofferenze in una clinica svizzera, dove l'eutanasia è legale.

La storia di Martina: una lotta contro la sclerosi multipla

Martina Oppelli, nata a Trieste, ha ricevuto la diagnosi di sclerosi multipla a soli 28 anni. La malattia progressiva ha gradualmente eroso la sua qualità di vita, portandola a una condizione di grave disabilità e dolore cronico. Nonostante le cure e il supporto medico, Martina ha perso la speranza di un miglioramento e ha espresso il desiderio di morire con dignità, liberandosi dalle sofferenze fisiche e psicologiche che la affliggevano.

La richiesta di suicidio assistito e i rifiuti dell'Asugi

Nel 2021, Martina ha presentato una richiesta all'Asugi per accedere al suicidio medicalmente assistito. La commissione medica ha respinto la richiesta per ben tre volte, ritenendo che Martina non fosse in grado di esprimere un consenso libero e informato a causa della sua condizione neurologica. Queste decisioni hanno alimentato la rabbia e la frustrazione di Martina, che si sentiva privata del diritto di scegliere come e quando morire.

La scelta di recarsi in Svizzera: un atto di disperazione e di autodeterminazione

Esasperata dai continui rifiuti, Martina ha deciso di rivolgersi a un'associazione svizzera che assiste le persone affette da malattie terminali che desiderano ricorrere al suicidio assistito. Dopo un'attenta valutazione, l'associazione ha accettato di aiutarla e Martina si è recata in Svizzera, dove ha potuto porre fine alla propria vita in modo dignitoso e controllato.

Il dibattito sull'eutanasia in Italia: un tema controverso e urgente

Il caso di Martina Oppelli ha riacceso il dibattito sull'eutanasia in Italia, un tema che divide profondamente l'opinione pubblica e la politica. La legge italiana sul testamento biologico consente di rifiutare trattamenti medici di fine vita, ma non prevede l'eutanasia attiva, ovvero l'assistenza medica al suicidio. Molti sostengono che la legge attuale sia insufficiente a tutelare la dignità e l'autodeterminazione dei pazienti affetti da malattie incurabili e che sia necessario introdurre una normativa che regoli l'eutanasia in modo chiaro e rigoroso.

Conclusioni: il diritto alla dignità nel morire

La tragica storia di Martina Oppelli ci invita a riflettere sul diritto alla dignità nel morire e sulla necessità di garantire ai pazienti affetti da malattie terminali la possibilità di scegliere come e quando affrontare la fine della propria vita. È fondamentale che il dibattito sull'eutanasia sia affrontato con serietà e rispetto, tenendo conto delle diverse sensibilità e posizioni in gioco, ma senza dimenticare il diritto fondamentale di ogni individuo di decidere autonomamente sul proprio corpo e sulla propria vita.

Raccomandazioni
Raccomandazioni